Il capovaccaio (Neophron percnopterus) la specie target del mio ultimo recente viaggio in terra spagnola fotografato nella Valle di Alcudia, con Bartolomé Muñoz Pozo nel suo capanno del Torilejo che offre una quantità ed una varietà di possibilità fotografiche davvero straordinarie. Ad oggi posso dire che non esiste altro capanno al mondo che possa mettere così a dura prova l’otturatore della macchina fotografica e soprattutto le schede di memoria che si riempiono a dismisura e a una velocità impressionante nel corso delle ore.. un lavoro di Bartolomé dietro le quinte davvero superlativo!!!
Il capovaccaio, il mitico uccello sacro all’epoca delle piramidi, utilizzato simbolicamente nei geroglifici è facilmente riconoscibile in quanto è il più piccolo tra gli avvoltoi europei. Ha abitudini migratorire e passa l’inverno in Africa dal Senegal all’Etiopia, ma in particolare in Mali e Niger.
Ha un viso privo di piume, con pelle gialla e grinzosa; il becco è giallo chiaro, sottile e adunco, con punta nera e base rosso-arancio. I due sessi sono molto simili e presentano piumaggio bianco, con penne remiganti nere ben visibili durante il volo, la coda ha forma conica.
Gli esemplari giovani hanno piumaggio bruno, un po’ maculato, che diventa più chiaro fino all’età adulta (circa 5 anni).
Il capovaccaio, così chiamato perché era solito seguire le mandrie al pascolo per cibarsi delle placente abbandonate sul terreno dopo il parto, di piccoli animali morti e di escrementi; la sua specializzazione consiste nella capacità di rompere le uova usando una pietra aguzza come scalpello.
E’ piuttosto leggero e riesce a sfruttare anche le deboli correnti ascensionali del mattino ed è uno dei primi avvoltoi a comparire in cielo…
come sempre sul mio sito troverete una nuova galleria in HD dedicata a questo soggetto fotografato in diversi momenti; posato, in volo e durante qualche baruffa…
Buona visione
Alain Ghignone